Debora Garritani
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Autore

 Nata a Crotone nel 1983 . Vive e lavora a Milano.
Formazione
20012 Accademia di Belle arti di Brera, Milano, indirizzo Pittura
 
Mostre collettive

2012 Statement 2012, Circoloquadro, Milano, a cura di Ivan Quaroni, (Cat.)
2012 Co.co.co. (Como Contemporary Contest), S. Pietro in Atrio, Como, (Cat.)
 2012 Arte Accessibile, stand Accademia di Brera, a cura di Ivan Quaroni (Cat.)
2012 Salon Primo, Accademia di Belle Arti di Brera, ex Chiesa di S. Carpoforo, Milano ( Cat.)
2011 Galleria Fumagalli, Bergamo, a cura di Annamaria Maggi
2011 H2O, Castello di Sartirana ( Pavia) a cura di Ignazio Gadaleta, Franco Marrocco, Italo Bressan
2011 Accademia nell’Accademia, Società Umanitaria, Milano, a cura di Rolando Bellini
2011 Persefone, Istituto Vinci, Gallarate ( Varese) , a cura di Giorgia Berra

Concorsi e premi
2012 Vincitrice  Concorso per l’attribuzione borse alla ricerca Artistica, Società Umanitaria, Milano
2012 Selezionata Concorso Co.co.co Como Contemporary Contest
2012 Secondo premio Salon Primo, Accademia di Belle Arti di Brera


Statement
I miei lavori fotografici sono serie di autoscatti che costituiscono un’ indagine su temi esistenziali, in particolare sugli opposti dualismi, presenza-assenza, memoria e oblio, ascesa e discesa dell’uomo, peccato ed espiazione, spesso strutturati in forma di dittici e polittici.
Atmosfere rarefatte, visionarie e oniriche, popolate da figure femminili spettrali, celate e svelate, misteriose e sensuali a volte sospese e fluttuanti che parlano dell’ineluttabilità della morte, dell’inesorabile trascorrere del tempo, della necessità di lasciare una traccia del nostro passaggio, dell’ ascesa e caduta dell’uomo, intesa come continua evoluzione e involuzione.
Il significato delle immagini è arricchito dalla scelta cromatica del bianco e nero, tesa a focalizzare l’attenzione sul concetto dualistico.
Elementi ricorrenti in quasi tutte le serie, sono i capelli, materiale organico e fragile dunque legato alla vita, destinato a perpetrarsi nel tempo anche oltre la morte, i vestiti luoghi della memoria che recano le traccie del corpo che hanno contenuto, divenendo una sorta d’immagine devozionale, ed il velo, tessuto leggero e ambiguo, che con la sua materialità incorporea ed ambiguità visiva, è metafora dell'eterno dualismo vita-morte e al contempo è anche simbolo di  sensualità , creando un raffinato gioco di trasparenze.
E’ dunque una fotografia intima ed evocativa, tesa a comunicare un messaggio interiore, attraverso il silenzio della riflessione.
 

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