Nature is love
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Sono un vecchio (ormai cadente), che finge di essere un fotografo.Deluso dagli esseri umani, mi rivolgo di preferenza alla natura (animali e insetti). Uso mezzi tecnici che non ho ancora ben capito. Unica certezza: so dov'e' il pulsante dello scatto.
Ho una mia personale filosofia, per descrivere la quale prendo in prestito alcuni versi del Giusti.

"Per me tanto ho deciso
di non voler veder la morte in viso,
percio', piacendo a Dio,
quando arrivera' lei, me ne andro' io."

Piu'...seriamente

QUALCOSA DI ME


Ricordo una mattina di troppi anni fa, una magnifica galleria d’arte, un caro amico (divenuto poi reputato architetto), un bel po’ di persone (forse perche’ c’era un notevole rinfresco) e le mie opere fotografiche di contenuto informale. E poi c’ero naturalmente io che, a sentire la dotta critica del futuro architetto, ero sbottato a mezza voce:”Mio Dio, se avessi saputo che nelle mie fotografie c’era tutto questo, non avrei mai avuto il coraggio di premere lo scatto !”. Non so se gli astanti risero perche’ era una buona battuta o per ironico sbeffeggio nei confronti di chi non era un intellettuale del loro alto livello. A questo forse contribui’ il fatto che la mia (si puo’ dire: mostrina ?) era il povero contenuto di un corposo sandwich tra la manifestazione precedente e quella seguente, tra Adams e Hamilton, notoriamente due colonne della fotografia.
Ma di quella mattina mi e’ restato nell’orecchio una frase pronunciata dal mio mentore: “…e’ decontestualizzante….”.
Si riferiva evidentemente alla fotografia in genere. E’ vero, difronte a una foto e’ difficile dire come e quanto rappresenti la verita’, la realta’. Basta ricordare la famosa foto di Capa, quella del miliziano che salta la trincea e viene raggiunto a morte da una raffica. Studi successivi dimostrarono che era un falso ( ma piu’ vero della verita’ ?)
Certo davanti a una bella immagine si puo’ comunque apprezzarne l’armonia, la composizione, il taglio. Per questo diventa “vera” comunque.
Da allora ho preferito rivolgermi di preferenza alla macrofotografia, fissando prima sulla pellicola, poi sul sensore digitale momenti autentici della vita di insetti e fiori, di fossili e di piccoli particolari di oggetti.
Decontestualizzo ancora ? Non lo so e, comunque, non me ne tormento.
Ricordo anche l’inizio “eroico”, quando cercavo di cogliere le prime immagini (obbligatoriamente in Bianco e Nero) con una Zeiss Ikon, di quelle a soffietto, con otturatore esterno a “menadito” e trascinamento della pellicola a caricamento d’orologio (1954).
Poi e’ arrivata una prima Canon Reflex, poi una Rolleiflex SL 66 ( grandiosa e pesantissima !) e infine una Nikon. Ancora: un ingranditore Durst M 800 e bacinelle, tanks, sviluppi e fissaggi. Fu l’epoca dell’apprendista stregone, per la mia tormentosa delizia e la disperazione di mia moglie.
Dopo, molto dopo, e’ arrivata la fotografia digitale. A New York ho avuto nelle mani le prime “piccole” con 3,2 Megapixel , che costavano un occhio. Mi sono fatto una buona esperienza con una Fuji Finepix e poi il grande salto verso la reflex digitale.
Cosi' sono approdato alla Canon Eos 400D (ma sto aspettando l’uscita della Canon 5D Mark III, sperando in un superefficiente Autofocus), usando di preferenza il 50 mm/1,8 con lo schema ottico simmetrico come i Planar (peccato la costruzione in plastica),uno stupendo Sigma 180 mm. macro, che e’ il mio obiettivo d’elezione, il Tokina 11/16 (credo il meglio per APS-C) e il Canon 400/5,6 davvero ottimo. Con il 400 ho aperto i miei orizzonti fotografici alla foto naturalistica (specialmente uccelli in volo).
Ancora oggi si discute nei vari Forum sulla superiorita’ della pellicola diapositiva o del sensore, ma e’, secondo il mio modesto parere, una querelle ormai priva di senso e per moltissimi motivi, tutti a favore del digitale, con qualche eccezione (gamma dinamica e tonale)
Un sensore digitale vive praticamente per sempre e sostituisce, tramite memorie sempre piu’ capaci, migliaia e migliaia di rullini e di sviluppi. Praticamente e’ lui che paga camera e obiettivi. Inoltre con 18 e piu’ Megapixel, scattando in RAW e con un buon programma di elaborazione, si puo’ francamento dare un affettuoso addio alla cara (ma vecchia) pellicola. Tacero’ del fatto che con il digitale si vedono subito le immagini, scartando sul campo quelle meno riuscite.
Se a tutto questo aggiungiamo la quasi totale perfezione di automatismi delle macchine contemporanee e la previsione che nei prossimi anni le reflex di formato Leica arriveranno a oltre 30 Megapixel, allora possiamo davvero affermare che abbiamo assistito e vissuto noi stessi una vera e propria transizione storica.
Purtroppo la rincorsa ai Mp e’ uno specchietto per allodole. Datecene di meno, ma migliori e meno “stipati”. Il resto e’ solo marketing per i creduloni! E dateci gamma dinamica, tanta quanta ne avevano le pellicole migliori!
Oggi viviamo in una societa’ frenetica al limite della nevrosi. Nessuno ha piu’ tempo. Tutti di corsa. Per questo abbiamo a poco a poco sostituito alla domanda “perche’?” quella “chi? che cosa?”. Tendiamo a non approfondire, ma a specializzarci. Giusto? Mi sovviene una nota definizione dello “specialista”, che spiega molto bene cio’ che desidero affermare. “Lo specialista e’ colui che, a forza di sapere sempre di piu’ su sempre di meno, finisce per sapere tutto su niente”.
E inoltre noi vediamo piu’ che guardare. Anzi le immagini e le parole ci vengono sparate contro, con il malcelato scopo di condurci al pensiero unico con scelte obbligate e opinioni preconfezionate.
Per questo, anche per sottrarmi per quanto possibile all’influenza dei media, mi sono rivolto alla natura e di questa ho scelto di “guardare” le piccole meraviglie rappresentate dai minuscoli nostri coinquilini. E’ nata cosi’ la predilezione per il piccolo mondo delle minuscole creature, verso le quali siamo normalmente privi di attenzioni, negandoci scioccamente la visitazione e la contemplazione della bellezza.
La tecnica classica da’ della macrofotografia una definizione inequivocabile e che fissa il confine tra cio’ che e’ macro e cio’ che non lo e’. “E’ macrofotografia quella nella quale il rapporto tra le dimensioni del soggetto e della sua immagine sulla pellicola (oggi sul sensore) e’ almeno 1:1”. Ma oggi, ritagliando l’immagine-madre, puo’ non essere piu’ esattamente e sempre cosi’.
Se qualcuno mi chiedesse che cosa e’ necessario per fare della buona macro, gli suggerirei di prendersi una buona reflex, un buonissimo obiettivo macro di focale lunga o meglio lunghissima (per poter stare alla maggiore distanza possibile da soggetti spesso irrequieti e sospettosi), un buon cavalletto e tanta tanta ma tanta pazienza. Infatti la macrofotografia, salvo rare eccezioni, non ammette compromessi. E poi c’e’ sempre da lottare tra ingrandimento del soggetto, gradevolezza dello sfondo , profondita’ di campo e micro-mosso.
A compensare le difficolta’ tecniche vi e’ la presenza di miriadi di insetti e di fiori. E non occorre una grande ricerca. Basta qualche metro di prato, un po’ di attenzione e il gioco e’ fatto. Primavera e Estate sono le stagioni particolarmente ricche di soggetti, ma, a ben guardare, c’e’ sempre qualcosa di animato o di inanimato da “catturare”.
Mettiamoci sempre lo stesso impegno che useremmo se dovessimo fotografare una pin-up, curando inquadratura, luci e ombre e lo sfondo. In questo modo le immagini cesseranno di essere fredde documentazioni e diverranno “ritratti”.
Spero che, chi vedra’ le mie foto, possa cogliere in esse un po’ della mia ricerca di bellezza. Se non sara’ cosi’, pazienza. Ci sono tanti macrofotografi nel mondo che, davvero, hanno creato delle meraviglie.
In attesa della 5D Mark III, che si ostinava a non essere neppure annunciata, in occasione di un "safari nelle Everglades (Florida), mi sono deciso all'acquisto della 7D, di cui molti parlavano non propriamente bene: sensore troppo denso, rumore a gogo', qualita' d'immagine scadente, settaggi eccessivamente complicati.
Visto che ero negli USA, con 900 Euri mi sono comperato il body, dopo di averla provata a lungo (quella di mio cugino americano). Risultato: e' una macchina fantastica! In particolare l'autofocus e' eccezionale. In accoppiata con il Canon 400/5.6 (leggero, maneggevole e di qualita' fantastica) e' per me l'arma migliore per gli uccelli in volo e a mano libera E' chiaro che esige ottiche di grande qualita', ma i risultati sono ottimi. Ma perche' in USA tutto costa meno?
Se siete arrivati a leggere fino a qui, vuol dire che siete brave persone perche', se non altro, siete dotati di pazienza eroica. In premio un abbraccio a tutti i "drogati" di fotografia.




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